Diario
7 maggio 2018
LA COPERTINA DEL NUOVO LIBRO DI FRANCESCO PINTO

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6 maggio 2018
GIOVANNI PIPINO " un barlettano alla corte di tre Re"
Grazie alla tradizione che lega i LIONS CLUB BARLETTA "Leontine De Nittis" con la cultura di questa città, l'associazione ha creduto in un bellissimo progetto editoriale con la pubblicazione del libro di Francesco Pinto: GIOVANNI PIPINO, un barlettano alla corte di tre Re.
| inviato da araldicailritorno il 6/5/2018 alle 7:35 | |
6 maggio 2018
CASA EDITRICE ROTAS
Il libro, grazie ad una nuova veste grafica edita dalla Rotas, è stato presentato il 18 aprile 2018 nella magnifica cornice dell'antico Palazzo Della Marra di Barletta. Oltre all'autore Francesco Pinto, sono intervenuti la prof.ssa De Santis, lo storico medievale Victor Rivera Magos e l'editore Renato Russo che hanno relazionato ai numerosissimi presenti le vicende storiche di questo emblematico personaggio di Barletta che, nel 1300, raggiunse gli strati più importanti della Corona Angioina.
| inviato da araldicailritorno il 6/5/2018 alle 7:26 | |
6 maggio 2018
LA FESTA NELLA SERATA DI PRESENTAZIONE DEL LIBRO

| inviato da araldicailritorno il 6/5/2018 alle 7:24 | |
3 maggio 2018
Presentazione del Presidente Club LIONS
Il presidente del LIONS CLUB Barletta, Giuseppe Marinelli, ha così sintetizzato: Il nostro sodalizio ha deciso di curare l'edizione del testo di Francesco Pinto che abbraccia anche un lungo periodo della storia della Città di Barletta durante la dominazione Angioina del Regnum Siciliae Citra Farum. Una delle finalità del Lions Club International, che proprio in quest'anno sociale si accinge a concludere la celebrazione del primo centenario dalla sua fondazione, recita: "Partecipare attivamente al bene civico, culturale, sociale e morale della comunità". Pertanto con questa pubblicazione si rende omaggio ad un cittadino (Francesco Pinto) che, con amore ed impegno, ha condotto una puntigliosa indagine su Giovanni Pipino contribuendo ad arricchire le conoscenze storiche sui personaggi famosi del nostro territorio.
| inviato da araldicailritorno il 3/5/2018 alle 8:49 | |
3 maggio 2018
Barletta: ingresso Palazzo Della Marra

| inviato da araldicailritorno il 3/5/2018 alle 8:46 | |
3 maggio 2018
NUOVA OPERAZIONE CULTURALE DI FRANCESCO PINTO
In collaborazione con i colleghi ferrovieri ha curato la realizzazione del libro:
"EFFETTO DLF. Storia del Dopolavoro ferroviario di Barletta.
| inviato da araldicailritorno il 3/5/2018 alle 8:41 | |
3 maggio 2018
La copertina del volume "Effetto DLF"

| inviato da araldicailritorno il 3/5/2018 alle 8:39 | |
3 maggio 2018
Introduzione del Presidente DLF Riccardo Lotti
Nell'introduzione del libro Il Presidente del Dopolavoro Ferroviario di Barletta, Riccardo Lotti, esprime la propria soddisfazione per questa importante iniziativa del sodalizio: L'associazione Dopolavoro Ferroviario di Barletta intende con questo documento ricostruire il percorso storico e i vari avvenimenti vissuti dalla nostra associazione dal 1936 al 2016. Lasciare una traccia del proprio percorso è senz'altro importante poichè aiuta a conoscere le varie vicissitudini del passato con la convinzione che occorre continuare con la stessa determinazione per realizzare un futuro sempre contraddistinto dalle quattro direttrici che costituiscono l'autentica forza del nostro sodalizio: Solidarietà, Sport, Cultura e Turismo. Un ringraziamento particolare va a Francesco Pinto che, con un lungo e paziente lavoro di ricerca, ha reso possibile la realizzazione di questo volume assemblando, pezzo dopo pezzo, un utile documento che ci fa rivivere 80 anni di vita del Dopolavoro Ferroviario della Città di Barletta.
| inviato da araldicailritorno il 3/5/2018 alle 8:27 | |
3 maggio 2018
Antica foto stazione ferroviaria di Barletta
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3 maggio 2018
COSIMO PUTTILLI CAMPIONE f.s. E PIETRO MENNEA
.jpg) Numerosi soci del Dopolavoro Ferroviario di Barletta festeggiano i campioni Cosimo Puttilli e Pietro Mennea.
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3 maggio 2018
Un libro piacevole
Le molteplici attività di assistenza sociale e di volontariato, insieme alle varie manifestazioni sportive e culturali, tutte cronologicamente descritte e corredate da numerosissime foto, costituiscono una cronistoria piacevole da visionare per celebrare degnamente gli 80 anni del Dopolavoro ferroviario di Barletta.
| inviato da araldicailritorno il 3/5/2018 alle 8:12 | |
3 maggio 2018
Logo DLF Barletta per festeggiare gli 80 anni di attività

| inviato da araldicailritorno il 3/5/2018 alle 8:6 | |
1 febbraio 2016
Un'altra appassionante ricerca di Francesco Pinto
In libreria e in Biblioteca il nuovo libro di Francesco Pinto:
Barletta, le pietre nobili.Stemmario araldico e sintesi storiche.
| inviato da araldicailritorno il 1/2/2016 alle 9:52 | |
1 febbraio 2016
Copertina del libro
| inviato da araldicailritorno il 1/2/2016 alle 9:46 | |
1 febbraio 2016
Introduzione libro " Barletta le pietre nobili
La nostra città di Barletta, da tempi antichi sede riconosciuta di nobiltà civica, è scrigno di incommensurabili
bellezze e di tesori sconosciuti o poco approfonditi, con una storia artistica
e architettonica ancora tutta da scoprire.
“Barletta, le pietre nobili.
Stemmario araldico e sintesi storiche” è l’ennesima appassionante ricerca
di Francesco Pinto protesa alla
conoscenza e alla valorizzazione della nostra identità e del nostro territorio
e, attraverso gli stemmi nobiliari,
esaltarne l’aspetto storico; infatti questi simboli araldici che ancora oggi
ammiriamo sui palazzi, nelle nostre chiese e nel nostro magnifico castello,
evocano e talora illuminano frammenti della nostra storia millenaria.
| inviato da araldicailritorno il 1/2/2016 alle 9:43 | |
1 febbraio 2016
Stemmi vari inseriti nel volume
| inviato da araldicailritorno il 1/2/2016 alle 9:42 | |
1 febbraio 2016
Prefazione dell'autore
Attraverso questi stemmi, un tempo sistema-linguaggio di comunicazione
visiva ed espressione delle valenze storiche, giuridiche e feudali, si sono
rappresentati nel corso dei secoli l’identità, l’onore, la continuità e gli
sviluppi genealogici di singole famiglie (non sempre necessariamente nobili),
con i loro concreti diritti di possesso, di giurisdizione, di patronato e di “indirizzi
politici”.
Per conoscere, riconoscere e valorizzare questo patrimonio di ingente
valore storico, documentale ma anche venale, mancava sino ad oggi una rassegna
così cospicua che racchiudesse un vastissimo ed esauriente campionario di armi
gentilizie, segno distintivo delle numerose famiglie nobili che hanno dato
lustro alla città di Barletta.
I numerosi stemmi araldici presenti nella città di Barletta e in
questo volume rigorosamente fotografati,
raccolti e rappresentati, visti nell’importante ruolo di testimoni, di
documenti primari, forniscono una “chiave
di lettura originale” nel variegato panorama culturale del nostro
territorio e contribuiscono, con la loro micro–storia,
a fornire un contributo organico e complessivo della nostra storia locale.
Il volume è formato da circa 400 pagine a colori, con più di 200 foto
di stemmi gentilizi presenti nella nostra città; ben 106 schede, riferite allo
stemma in oggetto, sintetizzano in un’unica pagina gli episodi e i personaggi
principali delle famiglie nobili che hanno fatto la storia del nostro
territorio.
Il libro è a
tiratura limitata e si può richiedere anche in Biblioteca Comunale.
L’autore: Francesco
Pinto
| inviato da araldicailritorno il 1/2/2016 alle 9:38 | |
1 febbraio 2016
Saluto del Sindaco della Città di Barletta
Ci sono
messaggi che si leggono sulle pietre. Pietre che raccontano la storia e anche
per questo possono dirsi “nobili”, come le chiama Francesco Pinto nella
raccolta, e nel “racconto”, dei simboli araldici che possiamo ancora ammirare
sulle mura dei palazzi, sui pavimenti delle chiese, nel lapidario del Castello.
E persino scoprire fortuitamente.
Contestualmente
alle pagine dello “Stemmario” di Pinto ho ricevuto la bozza del volume
“Archeologia, storia, arte. Materiali per la storia di Barletta”, con gli atti
di un convegno svoltosi a Barletta nel febbraio 2015 a cura dell’Associazione
del Centro Studi Normanno-Svevo: comprende un suggestivo saggio della prof.ssa
Luisa Derosa in cui si dà conto anche del rinvenimento nel 1974, mentre si
costruiva un complesso condominiale laddove un tempo erano le antiche mura
lungo la direttrice per Trani, di un gruppo di 14 lastre sepolcrali e di altre
reliquie di una “magnifica e ricca” casa. Purtroppo, al di là delle
testimonianze materiali immediatamente raccolte e consegnate al museo civico,
tutto il resto fu lasciato perdere.
Vogliamo
credere che il lavoro di Francesco Pinto possa idealmente riscattare offese
come queste della età moderna alla storia della “città-corona” che nel 1190 si
cinse del privilegio di Tancredi di Sicilia. Per crescere ancora in epoca
normanna e angioina, fino alle alterne vicende aragonesi, spagnole e francesi.
I simboli
meticolosamente raccolti da Pinto costituiscono, dunque, una documentazione
originale, se non proprio inedita, della complessa storia di una città
profondamente mediterranea. E’stata storia di nobili e di plebe, di armi e di
mercati, di arti e di mestieri. Resta la storia dell’ascesa della civitas
Barulum che, dal tempo delle crociate a quello della Disfida, ha indotto la
comunità cittadina a cercare l’emancipazione e l’autonomia a fronte delle più
avanzate esperienze territoriali. Poi certo c’è stata l’involuzione fin quasi
alla decadenza del ruolo della città. Ancora il suo riscatto, fino alla crisi
che faticosamente si sta cercando di rimontare.
Serve, allora, conoscere questa storia, anche
attraverso la narrazione dei simboli della vita passata. Questa memoria offre la possibilità di
riscoprire non solo i titoli di famiglie nobili (o che questo titolo hanno
acquisito dando lustro alla città), ma soprattutto l’identità che la città si è
data nel tempo. Quella che resta impressa sulla “pietra nobile”. Ma ancor più
deve riuscire a vivere nella realtà civile dei nostri giorni.
Pasquale Cascella
| inviato da araldicailritorno il 1/2/2016 alle 9:36 | |
1 febbraio 2016
Alcuni stemmi del volume
| inviato da araldicailritorno il 1/2/2016 alle 9:34 | |
1 febbraio 2016
Presentazione di Victor Rivera Magos
Se
dovessimo impegnarci a comprendere meglio le dinamiche che consentirono alla
città di Barletta, a partire dal secolo XII, di affermarsi come centro di
rilevanza internazionale sui principali scenari del Mediterraneo, molti
sarebbero i temi da indagare, a partire dalla centralità assunta gradatamente
dal porto tra gli scali granari adriatici. Una storia lunga, evidentemente, che
parte dalla fondazione normanna della città politica e istituzionale, avvenuta de
facto in concomitanza con la fondazione del regno di Ruggero II
d’Altavilla, e passa attraverso le pagine celebri della pittura
preimpressionista di De Nittis o quelle letterarie della Disfida e del suo
romanzo scritto da Massimo d’Azeglio per
costruire sentimenti di unità nazionale in piena epoca risorgimentale.
Un
racconto dunque, quello della storia di Barletta, che ci consentirebbe di
osservare la dinamicità dei ceti dirigenti del territorio, impegnati nella
costruzione del proprio spazio di potere politico e nel rafforzamento delle
proprie prerogative economiche. Una storia di ricerca del potere che incrocia
quella delle istituzioni politiche e religiose del Regno e si tramuta presto in
pluralità di identità culturali e sociali.
Terra
di vescovi ospiti, quello di Canne e quello di Nazareth, senza una diocesi da
reggere e indirizzare, Barletta fu terra di grandi passioni e altrettanti
conflitti. Primo fra tutti, quello tra gli arcivescovi tranesi e il clero
barlettano che, all’inizio del secolo XII, inizia la costruzione della chiesa
madre di Santa Maria e con essa costituisce il proprio capitolo. Nel fermento
che anima il Mediterraneo, accoglie, questa città che è una Terra, secondo
quanto emerge dai documenti della corona, anche le comunità religiose che
provengono dalla Terrasanta.
L’epopea
crociata conduce a Barletta Templari, Giovanniti, Teutonici, canonici del Santo
Sepolcro e di Nazareth: tutte comunità che avrebbero reso celebre la città nel
Mediterraneo, facendone entrare il nome nelle Canzoni delle gesta dei Franchi.
Barletta
è città cosmopolita, o almeno lo è stata per lungo tempo.
Le sue famiglie, qui stanziatesi secolo
dopo secolo, tessevano le trame dei propri interessi, operando per accrescere
le proprie ricchezze e, con esse, il potere e l’influenza detenuta.
Di
tutte queste cose, in una rassegna utilissima a chi approccia il complesso
mondo della storia cittadina, tratta il volume di Francesco Pinto, intitolato Le
pietre nobili.
Va
chiarito: non si tratta di una “storia
della città”, ma di un percorso guidato attraverso gli stemmi araldici
conservati in città, collocati ancora sulle facciate dei palazzi storici,
incastrati tra porte e finestre, raccolti nel lapidario del castello o nei
cortili e nei chiostri dei conventi e delle chiese. Ad ogni stemma,
appositamente fotografato, corrisponde una breve descrizione della famiglia a
cui apparteneva, con qualche nota storica. Una breve descrizione, va ribadito;
non un trattato prosopografico, ma una piccola introduzione a supporto delle
immagini, misurata sugli scritti degli eruditi e degli storici che ne
parlarono, per costruire intorno a quegli stemmi un racconto di storia araldica
e di storia della città che possa essere utile a quanti si approcciano a un
tema complesso e affascinante come quello, appunto, dell’araldica.
Sono
nobili, queste pietre, non perché tutte appartenenti a famiglie che potessero
vantare quarti di nobiltà. Il lettore che si approcci al volume si accorgerebbe
subito che nella rassegna fotografica e testuale che Pinto propone quelle
pietre appartengono certamente a palazzi che il tempo ha nobilitato,
restituendoceli nella loro bellezza e in qualche caso imponenza. Tuttavia, il
lettore attento saprebbe anche distinguere, attraverso i profili brevi che
Pinto affianca a ciascuno stemma familiare, anche quelli della appartenenza
cetuale, spesso nobiliare, molto più spesso commerciale, finanziaria,
“borghese”, che non sempre è possibile definire “nobile”.
Un
utile strumento per districarsi nella storia lunga della città, dunque,
certamente non definitivo né immune da futuri emendamenti o correzioni che,
anzi, chi scrive auspica arrivino presto, perché un libro come questo
rappresenta una traccia, una rassegna, un tentativo di mettere ordine,
catalogare il patrimonio esistente, provare a individuare ceppi familiari,
associati a ciascuno stemma araldico, senza la convinzione di aver detto
l’ultima parola. Dove Pinto non riesce, infatti, si ferma, offrendo una sorta
di appendice di pietre “ignote”, ancora da identificare, con l’umiltà che è
propria alla sua personalità, ma soprattutto come dovrebbe fare chiunque si
approcci alla ricerca storica con onestà e intelligenza, evitando di proporre
assiomi definitivi.
La
storia, infatti, è materia intangibile e per questo, a chi vi si approcci,
spesso pericolosamente modellabile. Nell’apparente tangibilità di un monumento,
di un’opera d’arte, di un documento archeologico e pergamenaceo, infatti, si
cela il grande inganno della storia, che è nella sua inconsistenza materiale,
nonostante l’apparente percettibilità al tatto offerta dai suoi testimoni provi
a convincerci del contrario. Per questo, essa è sempre mobile e la sua analisi
si offre come materia viva a chi ne indaga aspetti particolari. Materia mai
definitiva, sempre discutibile e rinnovabile. Per questo, dunque, il volume di
Pinto può considerarsi come un ulteriore tassello da inserire nel complesso
mosaico della ricca vicenda di coloro che nel tempo hanno provato a ordinare
quella materia, che in questo caso è la storia lunga della città di Barletta.
Come
tale va apprezzato, tra gli strumenti al servizio di coloro che ancora si
metteranno sulle tracce di quella storia, provando a chiarire, discutere,
riordinare ancora.
Victor Rivera Magos
| inviato da araldicailritorno il 1/2/2016 alle 9:33 | |
1 febbraio 2016
Alcuni stemmi del libro di Francesco Pinto "Le pietre nobili"
| inviato da araldicailritorno il 1/2/2016 alle 9:26 | |
17 marzo 2015
Giovanni Pipino: un barlettano alla corte di tre RE
E’ questo il titolo
di una nuova ed importante ricerca di Francesco
Pinto, abile nel tessere le imprese e le lodi di un cittadino barlettano
che, agli albori del 1300, raggiunse le più alte cariche nella corte Angioina.
L’autore, non nuovo
in queste interessanti ricerche, dopo l’ottima pubblicazione del libro Barletta, l’incoronazione di Ferdinando I
d’Aragona, si immerge nella selezione di importanti ed antiche pergamene
risalenti alla fine del XIII e
all’inizio XIV secolo narrando cronologicamente le imprese di questo
interessante personaggio figlio della nostra amata città.
La ricerca è
imperniata esclusivamente su Giovanni Pipino, capostipite dell’omonima casata, escludendo
a priori i successori omonimi che tanto scompiglio ed efferatezze portarono in
seguito sul nostro territorio.
Il libro non è stato
pubblicato causa la crisi dell’editoria locale e della sordità dell’Amministrazione Comunale ma l’autore ha ritenuto
opportuno stampare alcune copie e donarle alla nostra Biblioteca Comunale per
favorire la divulgazione di questo importante lavoro.
Basterà quindi
richiedere copia della ricerca in Biblioteca (collocazione: AP C – 462)per leggere le imprese di
questo epico personaggio che seppe conquistare la Lucera saracenorum nell’agosto del 1300.
| inviato da araldicailritorno il 17/3/2015 alle 16:23 | |
17 marzo 2015
Giovanni Pipino: un barlettano alla corte di tre Re
| inviato da araldicailritorno il 17/3/2015 alle 16:10 | |
17 marzo 2015
Valore dell'opera
| inviato da araldicailritorno il 17/3/2015 alle 16:8 | |
17 marzo 2015
Introduzione libro: Giovanni Pipino, un barlettano alla corte di tre Re
| inviato da araldicailritorno il 17/3/2015 alle 16:7 | |
17 marzo 2015
Cappella Pipino: S. Pietro a Maiella, Napoli
| inviato da araldicailritorno il 17/3/2015 alle 16:5 | |
17 marzo 2015
Sepolcro Pipino
| inviato da araldicailritorno il 17/3/2015 alle 16:3 | |
17 marzo 2015
Stemma Pipino
| inviato da araldicailritorno il 17/3/2015 alle 16:0 | |
17 marzo 2015
Giovanni Pipino: un epico personaggio
Quali
considerazioni potrebbero essere fatte su questo emblematico personaggio,
soprattutto in relazione all’horrenda
strage di Lucera?
Bisognerebbe
innanzitutto rapportare l’azione di Giovanni
Pipino ai tempi in cui visse: considerarlo un uomo di Stato che seppe
raggiungere senza mezzi termini i fini proposti dalla politica del Re. Se
l’azione nei confronti di Lucera sia stata giusta o crudele, può dirlo solo una
eventuale valutazione politica del suo operato.
Lo
stesso Machiavelli, infatti, definito come il fondatore della moderna scienza
politica, rivendica vigorosamente l’autonomia nel campo dell’azione politica e
afferma che l’agire degli uomini di Stato va studiato e valutato solo in base
alle leggi in vigore per garantirne poi il perfetto funzionamento. Per quanto
concerne la religione, a Machiavelli essa non interessa nella sua prospettiva
concettuale, come contenuto di verità, né tanto meno nella sua dimensione
spirituale, come garanzia di salvezza, ma solo ed esclusivamente come instrumentum regni, ossia come strumento
di governo.
A
Pipino vanno riconosciute certamente l’ambizione, la tenacia, la lungimiranza
nel compiere scelte a prima vista azzardate, ma soprattutto il senso dello
Stato, che può tradursi in amore per la propria terra e per il proprio Re o al
contrario in sete di gloria da raggiungere anche con spietata disumanità.
In
ogni frangente Giovanni Pipino
dimostrò sempre un’assoluta fedeltà al Re e questa virtù eccezionale del
singolo, del politico-eroe, del promotore di chiese e cattedrali, gli
garantisce una fama più ampia, fama di grande ed epico personaggio della nostra
terra.
| inviato da araldicailritorno il 17/3/2015 alle 15:57 | |
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